Poema "La discesa di Odinn. Un'ode"

 La discesa di Odinn. Un'ode

S'alzò il Rè degli Uomini rapidamente,
e sellò subito il suo destriero nero carbone;
scese cavalcando il pendio aperto
che conduce alla terribile dimora di Hela.
Lo spiò il cane delle tenebre,
la sua gola pelosa spalancò,
mentre dalle sue mascelle, piene di carneficina,
gocciolavano schiuma e sangue umano:
abbaia rauco con spaventoso frastuono,
occhi che rifulgono e zanne che ghignano;
e a lungo insegue con vane grida
il padre dei possenti incantesimi.
Continua il suo cammino,
(trema sotto di lui la terra che geme)
fino a che dinanzi ai suoi occhi impavidi
si innalzano le nove porte dell'inferno.

Proprio di fronte al cancello orientale,
Si sedette accanto al pilastro coperto di muschio,
Dove anticamente fu messa a dormire
La polvere della vergine profetica.
Rivolto al clima nordico,
tre volte tracciò la rima runica;
tre volte pronunciò, in terribili accenti;
il verso acuto che sveglia i morti;
finchè dal terreno incavato,
un suono cupo lentamente trapelò.

Profetessa:

<Quale richiamo sconosciuto, quali incanti, osano
rompere la quiete della tomba?
Chi affligge in tal maniera il mio spirito turbato,
e mi trascina fuori dai reami della notte?
A lungo su queste ossa in sfacelo hanno battuto
la neve dell'inverno, il calore dell'estate,
la rugiada che inzuppa e la pioggia che precipita!
Lasciami, lasciami dormire ancora.
Chi è colui che, con voce sacrilega,
mi chiama dal letto del riposo?>

Odinn:

<Un viaggiatore, a te ignoto,
è colui che chiama, figlio di un Guerriero.
Conoscerai gli atti della luce,
dimmi cosa succede qui sotto,
per chi sono apparecchiate le tavole splendenti,
per chi rivestito quel letto dorato.>

Profetessa:

<Vedi ammantata nella coppa
la pura bevanda delle api,
pende sopra di essa lo scudp d'oro;
è la bevanda del fiero Balder:
la testa di Balder è consegnata alla morte.
Il dolore può raggiungere i figli celesti!
Riluttante ho dischiuso le mie labbra:
lasciami, lasciami riposare.>

Odinn:

<Obbedisci di nuovo al mio richiamo.
Profetessa, alzati e parla,
Quali pericoli aspettano il figlio di Odinn,
chi l'autore del suo fato?>

Profetessa:

<Nella mano di Hoder sta il destino dell'eroe:
suo fratello lo manderà alla tomba.
Ora chiudo le mie labbre stanche:
lasciami, lasciami riposare.>

Odinn:

<Profetessa, obbedisci al mio incantesimo,
àlzati di nuovo e parla,
chi sarà il vendicatore della sua colpa,
da chi sarà versato il sangue di Hoder?>

Profetessa:

<Nelle caverne occidentali,
stretta dall'ardente abbraccio di Odinn,
un ragazzo meraviglioso Rinda partorirà,
che non si pettinerà i capelli neri corvini,
nè si laverà il volto nel ruscello,
nè vedrà gli ultimi raggi del sole:
prima che sul cadavere di Hoder sorrida
la fiamma del rogo funereo.
Ora chiudo le mie labbra stanche:
lasciami, lasciami riposare.>

Odinn:

<Ancora per un pò obbedisci al mio richiamo.
Profetessa, svegliati e parla,
chi sono queste vergini, in muto dolore,
che piegano le loro solenni fronti a terra,
che si strappano le trecce biondissime,
e i veli bianchi come la neve, che fluttuano in aria.
Dimmi da dove provengono le loro sofferenze:
poi ti lascerò riposare.>

Profetessa:

<Ha! non sei un viaggiatore,
Re degli uomini, ti riconosco ora,
Il più potente di una potente stirpe...>

Odinn:

<Non donna di abilità divina nel presagire,
sei tu, nè profetessa del bene;
ma madre della razza dei giganti!!!>

Profetessa:

<Vattene da qui svelto e vàntati a casa tua,
che nessun indagatore verrà
di nuovo a rompere il mio sonno di ferro,
finchè Lok avrà distrutto le sue catene dieci volte;
mai più, fino a che la grande Notte
avrà ripreso il suo antico diritto;
fino a che avvolto dalle fiamme, gettato in rovina,
affonderà l'edificio del mondo.>